Arcipretale di Mirano

Ultima modifica 28 dicembre 2020

dedicata a S. Michele Arcangelo

Piazzale Pio XII n.10 tel. 041 430273

Sito internet: https://www.collaborazionepastoralemiranese.it/parrocchiamirano.php

L'edificio ha caratteristiche nettamente seicentesche (la lapide posta nel fornice dell'arco trionfante, recante la data 1691, indica la massima trasformazione della Chiesa), salvo qualche rimaneggiamento ottocentesco. Dall'analisi di alcuni particolari, si può dedurre con chiarezza che l'attuale fabbrica deriva da una precedente costruzione rinascimentale.

Arcipretale di Mirano

L'interno è formato da un'unica ampia navata che sfonda, oltre l'arco trionfale, in un imponente e fastoso presbiterio. Gran parte delle superfici sono occupate da figurazioni ad affresco che svolgono due importanti temi liturgici: la fede ed il giudizio Universale.

Il primo tema, di grandissima importanza ai fini del nostro credo cattolico, si sviluppa in una descrizione che fa da corona alla mensa dell'altare maggiore, chiarendo l'essenza del credo cristiano. Nel soffitto la decorazione ha inizio con la figurazione allegorica della Fede, fa seguito sulle vele la rappresentazione della Chiesa , simboleggiata dagli Apostoli Pietro e Paolo e da due maestri o dottori (Sant'Agostino e Sant'Ambrogio). Chiude il ciclo la rappresentazione, ai lati dell'altare, dei due maggiori sacrifici dell'Antico Testamento, simbolo dell'alleanza con Dio, ricordati durante il sacrificio della Santa Messa (e non a caso) subito dopo la consacrazione; sulla sinistra il sacrificio di Isacco e sulla destra il sacerdote Melchisedek. L'intero ciclo, dalle tinte chiare e piatte, ripete uno schema decorativo tiepolesco salvo a manifestare un'aria ottocentesca nelle più libere scene laterali. L'autore, quasi certamente è uno degli ultimi seguaci del Tiepolo, Costantino Cedini (Padova,1741-Venezia1811) la probabile data di esecuzione degli affreschi del Cedini può essere compresa nella prima decade dell'Ottocento, attorno al 1807, anno in cui il pittore ha eseguito la decorazione ed affresco della chiesa di Dolo. Il soffitto, pericolante all'inizio di questo secolo, è stato ancorato con borchie e restaurato dal trevigiano Carlo Linzi attorno al 1906. A chiudere il ciclo della fede ci porta l'imponente opera marmorea dell'altare maggiore con i due arcangeli, superbi per forma e movimento, che pone dinanzi a noi la certezza del risveglio per l'eternità e la selezione secondo giustizia.

Al centro, sopra una mensa, preziosa per ornati e bassorilievi, troneggia maestoso il tempio di Dio: il tabernacolo, mentre dei putti recano ai lati il simbolo dell'apparenza divina: la santa particola dell'Eucarestia. L'importante opera scultorea, data da Camillo Semenzato ( C.S.)- La scultura veneta del sei settecento - Venezia 1966) a Giuseppe Torretto ( Pagnano, Treviso, 1661-Venezia 1743), venne eseguita attorno al 1720, nell'epoca in cui ha lavorato per la chiesa dei Carmini e dei Gesuiti in Venezia, scolpendo le sue opere più significative.

Nel grande soffitto della navata è svolto il secondo tema liturgico, Il giudizio Universale; l'affresco si sviluppa occupando quasi interamente la superficie disponibile, descrivendo con dovizia di particolari, fantastici ed immaginosi, l'incubo della fine del mondo e la separazione fra buoni e cattivi, nonché il trionfo di Cristo su male raffigurato da Lucifero trainato dai vizi capitali, dove un colore fresco e squillante si accompagna ad una precisa indagine formale e psicologica delle figure, dipinte con scioltezza e pregne di verità e spontaneità. Questo grande affresco con il Giudizio Universale venne eseguito dal pittore neoclassico bellunese Giovanni Demin ( Belluno 1786- Tarso di Treviso 1859 ) dal 1847 al 1848, il quale ha ripetuto con qualche variante, una precedente fatica sostenuta nella chiesa di Pove di Bassano. Alcuni studi a penna su carta, e particolari condotti ad affresco, si trovano al Museo di Belluno (ricordo due teste per il Cristo ed una per l'Arcangelo San Michele); il bozzetto a penna è conservato al Museo di Serravalle di Vittorio Veneto.

Oltre ai vasti cicli decorativi a carattere anche educativo, la chiesa di Mirano conserva importanti opere d'arte sistemate sugli altari laterali. Del Torretto è pure la statua di San Francesco da Paola, in marmo bianco, del primo altare a destra ed anche la mensa, col bassorilievo della Madonna, del secondo altare a sinistra (dedicato alla Madonna del Rosario); nonché il piccolo tabernacolo con angioletti addossati alle colonne. La tela di San Girolamo penitente collocata nel secondo alare di destra, è un bel dipinto della seconda metà del Cinquecento. Accanto alla figura del santo penitente, in basso è ritratto l'offerente; mentre in alto, oltre la roccia, campeggia un luminoso paesaggio. L'opera, data per il passato a Jacopo Tintoretto (Carlo Ridolfi, Le meraviglie dell'arte - Venezia, 1646 seconda ediz. pag. 66) viene ora attribuita a Paolo Fiammingo (P. Dei Franceschi detto P.F. - Anversa, 1540 - Venezia, 1596), pittore d'oltralpe e formatosi alla scuola del Tintoretto.L'altare venne eretto nel 1578 e probabilmente il dipinto fu eseguito nello stesso anno.

Nel terzo altare è collocata la perla della Chiesa di Mirano, la magnifica pala di Sant'Antonio raffigurante Il Miracolo del piede amputato, ricongiunto e risanato dal Taumaturgo; importante opera di Giambattista Tiepolo (Venezia 1696 - Madrid 1770) dipinta prima del 1754, nel periodo più felice della sua arte (e probabilmente nella villetta acquistata a Zianigo), prima della sua partenza per la Spagna. La tela con la crocifissione e le anime sante del purgatorio imploranti è da attribuirsi a Giovanni Battista Cromer (1667-1750), pittore padovano, ma educato alla scuola bolognese. Più scadente di fattura, è la tela con San Giuseppe che presenta Gesù Bambino e tre Santi, opera del tardo Settecento posta nel primo altare a sinistra; autore ne è probabilmente il vicentino Nicolò Scabari (1735-1802), operoso anche nel padovano. La pala posta sull'altare della Madonna con La madonna col Bambino e Santi Domenicani è un'opera di un allievo del Demin, datata 1848. Del Seicento è la piccola tela con San Francesco.

"Il giudizio universale" di Giovanni Demin
Una parte de "Il giudizio universale" di Giovanni Demin

"Il miracolo di S.Antonio che riattacca il piede" di Gianbattista Tiepolo

"Il miracolo di S.Antonio che riattacca il piede" di Gianbattista Tiepolo

Il Campanile

Il campanile è un tipico esempio di costruzione settecentesca dalle forme sobriamente barocche, elegante ed armonioso si inizia su una base a bugnato di pietra d'Istria, mettendo in vista la piacevole struttura in mattoni. Sopra il portare reca la data di costruzione, 1737.

 

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