Biennale Arte 2024: Stranieri Ovunque - Foreigners Everywhere
Pubblicato il 22 aprile 2024 • Cultura
Sculture al neon di vari colori sospese sull'acqua con il titolo della Biennale Arte 2024 "Stranieri ovunque - Foreigners Everywhere " in 60 lingue diverse. E' una delle installazioni che da sabato 20 aprile a domenica 24 novembre 2024 caratterizzerà la sessantesima Esposizione internazionale d'arte prodotta dalla Biennale di Venezia.
E’ curata dal brasiliano Adriano Pedrosa, direttore artistico del Museo d'Arte di San Paolo che spiega: «L’espressione Stranieri Ovunque ha più di un significato. Innanzitutto, vuole intendere che ovunque si vada e ovunque ci si trovi si incontreranno sempre degli stranieri: sono/siamo dappertutto. In secondo luogo, che a prescindere dalla propria ubicazione, nel profondo si è sempre veramente stranieri». Quindi sia nell'accezione consueta, che in quella più introspettiva: sentirsi stranieri dentro di sé ovunque si abiti.
Come principio guida, questa Biennale Arte per la prima volta ha privilegiato artisti che non hanno mai partecipato prima, dai queer o “eccentrici” agli autodidatti o outsider, agli artisti folk o indigeni. E vuole parlare di artisti che sono essi stessi stranieri, immigrati, espatriati, diasporici, émigrés, esiliati e rifugiati, in particolare di coloro che si sono spostati tra il Sud e il Nord del mondo. L’idea di fondo è ricordare, talvolta scoprire che lo sguardo sulla storia, la politica e l’arte, è una questione di prospettiva, e spesso, ancora tutta eurocentrica. Senza la pretesa di riscrivere nulla, anzi nel riuscito tentativo di raccontare tanti punti di vista dimenticati senza farne dominare nessuno.
La Mostra internazionale si articola tra Padiglione centrale ai Giardini e Arsenale in due nuclei distinti: Nucleo Contemporaneo e Nucleo Storico. Il Nucleo Storico è composto da opere del XX secolo provenienti dall'America Latina, dall'Africa, dall'Asia e dal mondo arabo, esposte in tre sale del Padiglione centrale. La sala intitolata Ritratti propone opere di 112 artisti, per lo più dipinti, ma anche lavori su carta e sculture, coprendo un arco di tempo compreso tra il 1905 e il 1990. Qui il tema relativo alla figura umana è esplorato in innumerevoli modi diversi dagli artisti del Sud globale, riflettendo sulla crisi della rappresentazione dell'umano che ha caratterizzato gran parte dell'arte del XX secolo. La sala dedicata alle Astrazioni include 37 artisti, provenienti da anche dall'Asia oppure indigeni Maori della Nuova Zelanda. Una terza sala è dedicata alla diaspora artistica italiana nel mondo lungo il corso del XX secolo.
La Mostra è affiancata da 88 partecipazioni nazionali negli storici Padiglioni ai Giardini, all’Arsenale e nel centro storico di Venezia.
Quello degli Stati Uniti celebra la cultura degli indigeni e degli outsider americani. “Trattami bene” si intitola una delle opere. Anche in questo caso un messaggio di accoglienza per accorciare le distanze.
Il padiglione russo chiuso nel 2022 dopo l'invasione dell'Ucraina riapre i battenti e ospita la Bolivia.
Chiuso invece per il padiglione di Israele. Sulla vetrina campeggia la scritta “riaprirà con il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi”. «In tempo di guerra - ha detto in conferenza stampa il presidente della Biennale Pietrangelo Buttafuoco - questo diventa un luogo di pace». L'arte dunque come ponteggio tra i popoli, nessuno escluso.
Nello spazio delle Corderie dell'Arsenale un viaggio tra le opere di artisti internazionali con una particolare attenzione ai paesi del sud del mondo. A prevalere le forme tradizionali d'arte, dalla tessile alla pittorica.
Il Padiglione Italia alle Tese delle Vergini in Arsenale è a cura di Luca Cerizza, con il progetto Due qui / To hear dell'artista Massimo Bartolini, che include contributi appositamente ideati da musicisti e da scrittori. Qui il tema dello straniero è declinato in maniera piuttosto particolare. Un ponteggio in ferro di tubi Innocenti, con al centro una fontana, crea una foresta sonora abbinata all'intensa musica dell'organo, con dietro un complicato lavoro concettuale e studi sinestetici.
Il Padiglione della Santa Sede trova ospitalità nella Casa di reclusione femminile di Venezia alla Giudecca. La mostra ha come titolo “Con i miei occhi”, curata da Chiara Parisi e Bruno Racine.
Nel padiglione Polonia, che ospita l'Ucraina, il suono della guerra viene ripetuto da chi lo ha vissuto ed è stato costretto a lasciare la sua casa dopo l'invasione della Russia, per un campo profughi, un ostello o un albergo. L'installazione concettuale del collettivo ucraino Open Group «Repeat After Me» dà voce, letteralmente, alle armi usate dalla Russia e al ricordo di chi le ha sentite. Allarme aereo. Difesa aerea. Elicotteri da combattimento. Colpi di mortaio. Fucili d'assalto. Missili balistici e da crociera, i più pericolosi perché molto più difficili da abbattere per l'estrema velocità a cui viaggiano che lascia ai civili solo un minuto o due di tempo per mettersi al riparo, le sirene, i droni di fabbricazione iraniana, altri missili, carri armati.
Col titolo “Ka’a Pûera: siamo uccelli che camminano” il padiglione brasiliano è l’opera corale dell’artista Glicéria Tupinambá alla guida di una delegazione di artisti nativi e tre curatori indigeni, che ripercorre la storia della resistenza indigena in Brasile, incluse l'emarginazione, la deterritorializzazione e la violazione dei diritti della terra attraverso installazioni, video e performance. La mostra offre uno spazio critico dove i visitatori possono confrontarsi con le complesse sfide affrontate dalle comunità indigene, auspicando una maggiore consapevolezza e comprensione della loro storia e lotta per la sopravvivenza culturale e ambientale.
Il Comune di Venezia partecipa con il Padiglione Venezia, ai Giardini di Sant’Elena. “Sestante domestico” è il titolo dell’esposizione, un suggestivo alternarsi di poesia e pittura e versi poetici tratti da dal poeta Franco Arminio. Il sestante è lo strumento ottico usato dai marinai per orientarsi: accostato al termine “domestico” acquisisce un significato più intimo e confidenziale, un modo per “perdersi con orientamento”, una sottile esortazione a diventare consapevoli. Tra gli artisti opere di Gaia Agostini, Safet Zec, Besnik Lushtaku e il romano Pietro Ruffo. Quest’ultimo presenta “L’immagine del mondo”, ispirato all'atmosfera della Biblioteca Marciana e ai meravigliosi tesori che custodisce. Due grandi globi e una imponente libreria accolgono il visitatore: da un lato la terra, metafora di scoperta, viaggio e contaminazione culturale, dall’altra il cielo e il desiderio di andare oltre i propri limiti.
Una Biennale da vedere perché qui il c’è il mondo che si mostra con l'abito dell'arte.
Informazioni nel sito https://www.labiennale.org/it/arte/2024